Non si può essere seri a diciassette anni
locali rumorosi di luci sgargianti
con i bicchieri pieni di limonata fresca
e sotto i tigli verdi passeggiare e basta
e sono belli i tigli quando giugno arriva.
Non si può essere seri a diciassette anni, quando ogni sfida è un gioco e si vuole giocare insieme, quando le persone sono belle ed è bello capirlo, quando di maledetto c’è solo il tempo, quando si ha paura. Brucia ogni “ultimo” detto o pensato, ultima notte, ultimo laboratorio, ultima colazione, brucia questo giorno e la parola “saluto”.
Il 23 luglio piove ad Alberobello e il cielo pesa sopra le nuvole, come pesa sulla giuria quel giudizio da dare, quel vincitore da scegliere. Eppure non c’è impazienza tra i finalisti, perché scrivoanchio è stato incontro e mai competizione. Le ore trascorrono giocando sotto la pioggia, confondendo pallavolo e scherma, tra dimostrazioni di karate e trenini improvvisati su un muretto troppo stretto. C’è chi parla sui divani, chi ascolta, chi legge, chi inutilmente cerca di insegnare un “passaggio a seconda”, chi prega per una cara palla volata troppo alto. Intanto si aspetta Mogol.È l’ultimo laboratorio, l’ultimo importante confronto.
Il più grande autore della musica italiana arriva verso le sette, accolto da applausi, occhi spalancati e tante domande. Fama e ammirazione non intimidiscono i ragazzi, gli interventi sono spontanei, precisi, incalzanti, l’analisi sempre critica e attenta.
Quando il Guru chiude l’incontro è ormai sera. Pochi minuti di pausa e poi dritti al “Trullo Sovrano”.
Le note di“Non si può essere seri a diciassette anni” aprono la serata e troppo presto esplode la commozione. L’intervista a Mogol stasera fa solo da cornice, i veri protagonisti sono loro, i 18 finalisti. Loro che sono e devono sentirsi importanti.
Viene annunciata la sestina dei finalisti: Marco Amedeo, Alice De Girolamo, Paolo Minopoli, Alessandro Sasso, Veronica Tomasiello, Juri Winkrlhuijzen. C’è emozione e solidarietà. Gli ultimi minuti sono un susseguirsi di musica, interventi, poesia e attesa. Così fino alla fine, fino all’annuncio della vincitrice,giovanissima. Veronica Tomasiello riceve il primo premio, ma gli applausi sono per tutti, per il talento e soprattutto per l’impegno.
In quest’ultima sera non si cerca più niente perché si è già trovato tutto: la bellezza di darsi agli altri senza risparmiarsi nulla, di sorprendersi, di scoprirsi a vicenda, di stancarsi e aver voglia di stancarsi ancora; il piacere dell’entusiasmo, dello scrivere e cedere pensieri, del colmarsi di realtà, dell’osare dirsi felici. Osare perché felici lo si è davvero. Allora ancora una volta grazie, senza nessun “ultimo” che brucia davanti. Voglio dirlo ancora, a scrivoanchio, a voi e per tutti voi, non sarà mai “l’ultimo grazie”!
Lucia Scarlato
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